Ripescate in extremis dalle ceneri dei miei vecchi siti, salvo qui una raccolta in ordine sparso di citazioni che avevo accantonato all’epoca delle letture sfrenate.
Ignoratele
[…] […] […] […] […] […] […] da “Sogno d’una notte di mezza estate” di William Shakespeare |
[…] […] da “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare |
[…] […] […] […] da “Amleto” di William Shakespeare |
Inequivocabile:“Il vino fa buon sangue” + di Tolstoj |
[…] di Kahlil Gibran |
[…] di Tolstoj |
[…] di Preghiera Cherokee |
[…] di Raoul Follereau |
[…] Vi è molto di folle nella vostra cosiddetta civiltà. Come pazzi voi uomini bianchi correte dietro al denaro, fino a che ne avete così tanto, che non potete vivere abbastanza a lungo per spenderlo. Voi saccheggiate i boschi e la terra, sprecate i combustibili naturali. Come se dopo di voi non venisse più alcuna generazione, che ha altrettanto bisogno di tutto questo. Voi parlate sempre di un mondo migliore mentre costruite bombe sempre più potenti per distruggere quel mondo che ora avete. […] di Tatanga Mani (alias Toro Seduto) |
[…] Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un’amorevole capacità, una chiara intuizione e un’assoluta tolleranza. […] di Gandhi |
[…] Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere. […] di Gandhi |
[…] Le avversità non le affrontiamo perché sono difficili, ma sono difficili perché non le affrontiamo. […] di Sèneca |
[…] Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l’uomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo? […] di Gandhi |
[…] E’ più facile disintegrare l’atomo che un pregiudizio. […] di Albert Einstein |
[…] La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno. […] di Gandhi |
[…] Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza. […] di Johann Wolfgang Goethe |
[…] Quando uno è contento di se stesso, ama l’umanità. […] di Luigi Pirandello |
[…] La misura dell’amore è amare senza misura. […] di Sant’ Agostino |
[…] Non cìè niente che tu non sappia fare, ci sono solo cose che non hai ancora imparato a fare. […] di Martin Brofman |
[…] Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero […] di Gandhi |
[…] Un passo alla volta mi basta. […] di Gandhi |
[…] […] da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry |
[…] […] da “Cosa c’è dietro le stelle?” di Jostein Gaarder |
[…] da “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury |
[…] […] […] […] da “La lentezza” di Milan Kundera |
[…] […] da “Flatlandia” di Edwin A. Abbott |
[…] Le idee impopolari si possono mettere a tacere, e i fatti inopportuni si possono tenere all’oscuro, senza bisogno di nessun bando ufficiale. […] dalla prefazione a “La fattoria degli animali” di George Orwell |
[…] Ciò che l’io ha di unico si cela appunto in ciò che l’uomo ha di inimmaginabile. Noi possiamo immaginarci solo ciò che nelle persone è uguale, ciò che è comune. L’io individuale è ciò che non si può individuare o calcolare in precedenza, ciò che nell’altro si deve svelare, scoprire, conquistare. […][…] Ho già detto che le metafore sono pericolose. L’amore comincia con una metafora. […] […] da “l’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera |
[…] Hallward scosse il capo. “Tu non sai che cosa sia l’amicizia. Harry,” mormorò – “né che cosa sia l’inimicizia, del resto. A te piace chiunque, il che significa che tutti ti sono indifferenti.” […][…] Rifletté un momento. “Ricorda qualche grosso errore da lei commesso in gioventù, duchessa?” le chiese, guardandola attraverso la tavola. “Molti, temo,” esclamò. “E allora, li ripeta,” le disse con un’espressione seria. “Per ritornare giovani non si deve che ripetere le proprie follie.” “Che teoria deliziosa!” esclamò. “Devo metterla in pratica.” “Una teoria pericolosa!” uscì dalle labbra strette di Sir Thomas. […] […] […] […] […] da “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde |
[…] “Perché deve essere scelta Igraine e non io? Io non ho marito…” “Nel tuo futuro ci sono un re e molti figli: ma dovrai accontentarti di questo. Nessuno può vivere il fato di un altro. Il tuo e quello dei tuoi figli dipendono dal Grande Re. Non posso dire altro”, concluse Merlino. “Basta così, Morgause.” […][…] “Allora perché combattiamo?” chiese Uter con un sorriso. “Se tutto si risolverà in cielo, perché non posiamo le armi e non abbracciamo i sassoni come fossero fratelli?” La risposta di Merlino fu garbata: “Quando saremo tutti perfetti, sarà così, sire Uter. Ma finché il destino induce gli uomini a combattersi, dobbiamo fare la nostra parte. Tuttavia abbiamo bisogno di pace su questa terra perché gli uomini possano pensare al cielo anziché alle guerre”. […] […] […] […] […] […] da “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley |
[…] .. E già le due ragazze attraversavano di corsa l’anticamera con le gonne che frusciavano – come aveva fatto la sorella a vestirsi così rapidamente? – e spalancavano la porta d’ingresso. Non la si sentì neppure richiudersi; di sicuro l’avevano lasciata aperta, come succede nelle case quando capita una grande sciagura. […] da “La metamorfosi” di Franz Kafka |
[…] Erano circa le nove di mattina, e c’era la prima nebbia della stagione. Un gran mantello color cioccolato si stendeva in cielo, ma il vento spazzava continuamente via quel cumulo di vapori; perciò mentre la carrozza avanzava per le vie, il signor Utterson poteva contemplare varie sfumature e gradazioni di luce; in certi punti era nero come al calar della notte, in altri era denso, sporco, marrone come luci di una strana conflagrazione; in altri ancora, per un attimo la nebbia si lacerava completamente e un pallido raggio di luce ammiccava attraverso i vapori inquieti. Il cupo quartiere Soho, visto sotto quei riflessi mutevoli, con le umide vie e i passanti sudici, i lampioni, che non erano mai stati spenti, o che erano stati accesi di nuovo per combattere la nuova tetra invasione di oscurità, pareva all’avvocato il ghetto di una città d’incubo. […][…] ..il signor Hyde aveva pochi conoscenti, persino il padrone della domestica lo aveva veduto solo due volte; la sua famiglia non poté essere rintracciata; non era mai stato fotografato; e le poche persone che avrebbero potuto descriverlo, non si trovarono affatto d’accordo, come accadde ad osservatori comuni. Solo su un punto convenivano tutti: e cioè su quell’impressione angosciosa di inspiegabile deformità con la quale il fuggiasco colpiva chiunque lo guardasse. […] […] […] […] […] […] […] da “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Robert L. Stevenson |
[…] Pieno di desideri, non stupido. Ha una voglia tremenda di essere al di dentro delle cose e di guardare fuori; e chiunque sta col naso schiacciato contro un vetro rischia di passare per stupido. […] da “Colazione da Tiffany” di Truman Capote |